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Principi di educazione cristiana - Contents
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    Mosè, potente attraverso la fede

    Quando fu strappato dalle cure e dalla protezione della famiglia, Mosè era più giovane di Giuseppe e di Daniele; tuttavia gli stessi influssi che avevano plasmato la vita di questi due grandi uomini, modellarono anche la sua. Egli trascorse solo dodici anni con i suoi familiari, ma durante questo periodo furono poste le basi della sua futura grandezza per opera di una persona poco conosciuta.PEC 38.4

    Iochebed era una schiava: la sua sorte nella vita era umile, il suo fardello pesante. Eppure, tranne Maria di Nazaret, nessun’altra donna ha recato al mondo una più grande benedizione. Sapendo che il figlio le sarebbe stato tolto presto per essere educato da chi non conosceva Dio, con il maggior impegno possibile essa si adoperò per inculcare nel suo cuore l’amore e la fedeltà per Dio. L’opera fu portata a termine accuratamente. Nessun influsso successivo poté indurre Mosè ad abbandonare quei princìpi di verità che rappresentavano il tema principale dell’insegnamento materno, e che avevano costituito la stessa vita di Iochebed.PEC 38.5

    Dalla sua umile casa nella terra di Goscen, Mosè passò al palazzo di Faraone, accolto dalla principessa egizia come figlio amato. Nelle scuole egiziane, Mosè conseguì la più alta istruzione civile e militare. Dotato di grande fascino, bello, alto, colto, dal portamento regale, rinomato come capo militare, egli diventò l’orgoglio della nazione. Mosè, sebbene rifiutasse di partecipare al culto pagano, fu iniziato a tutti i misteri della religione egizia. In qualità di futuro sovrano, era erede degli onori più ambiti che il mondo potesse offrire; ma per l’onore di Dio e per la liberazione del suo popolo oppresso, egli rinunciò alle glorie dell’Egitto e il Signore, in modo speciale, si prese cura della sua formazione.PEC 38.6

    Mosè, però, non era ancora pronto per la grande opera della sua vita: doveva imparare la sottomissione al potere divino. Essendosi ingannato circa i piani di Dio, egli sperava di poter liberare Israele con la forza delle armi. Per questo Mosè rischiò tutto, e fallì. Sconfitto e deluso se ne andò in esilio in terra straniera.PEC 39.1

    Nella solitudine di Madian, il futuro condottiero d’Israele trascorse quarant’anni come pastore di armenti. Apparentemente esonerato per sempre dalla sua missione, in realtà egli stava esercitando la disciplina indispensabile alla sua attuazione. La saggezza di cui avrebbe avuto bisogno per governare un popolo ignorante e indisciplinato doveva essere acquisita mediante il dominio di sé. Era con la cura delle pecore e degli agnellini che Mosè doveva formarsi quell’esperienza che avrebbe fatto di lui il fedele e paziente pastore d’Israele. Per diventare il rappresentante di Dio doveva essere istruito da lui.PEC 39.2

    Gli influssi dai quali era stato circondato in Egitto, il lusso e il vizio che in mille forme avevano esercitato il loro richiamo, le sottigliezze e il misticismo di una religione falsa avevano prodotto una profonda impressione sulla sua mente e sul suo carattere. Tutto ciò scomparve nella rigida disciplina del deserto.PEC 39.3

    In mezzo alla solenne maestà delle montagne solitarie, Mosè fu solo con Dio. Gli parve di trovarsi alla sua presenza e di essere coperto dall’ombra dell’Onnipotente. Svanì qui la sua autosufficienza, perché di fronte all’Essere infinito egli sentì quanto l’uomo sia debole, limitato, insufficiente. Fu qui che Mosè percepì il senso della personale presenza di Dio. Egli non vide solo la futura manifestazione di Cristo incarnato, ma anche il Figlio di Dio accompagnare le schiere d’Israele in tutte le loro peregrinazioni. Quando, incompreso e calunniato, fu chiamato a sopportare i rimproveri e gli insulti, Mosè rimase saldo “come se vedesse colui che è invisibile”. Ebrei 11:27.PEC 39.4

    Mosè non si limitò a pensare a Dio, lo vedeva sempre: mai perse di vista il suo volto.PEC 39.5

    Per Mosè la fede non era una congettura, ma una realtà. Egli credeva che Dio dirigeva sempre la sua vita, e così lo seppe riconoscere in ogni circostanza. In lui si confidò per ricevere la forza, per vincere la tentazione. Consapevole del proprio bisogno di aiuto, lo chiese e per fede lo afferrò nella certezza del soccorso divino.PEC 39.6

    Fu questa l’esperienza che Mosè fece durante i quarant’anni trascorsi alla scuola del deserto. Dio, nella sua saggezza infinita, non stimò troppo lungo quel periodo di tempo o troppo alto il prezzo per formarsi una tale esperienza.PEC 40.1

    I risultati di questa preparazione e delle lezioni allora impartite, non sono legati unicamente alla storia d’Israele, ma a tutto ciò che da allora fino ai nostri giorni ha potuto contribuire al progresso del mondo. La più grande testimonianza resa alla grandezza di Mosè è il giudizio dato della sua vita dalla Parola ispirata: “Non c’è mai più stato in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale il Signore abbia trattato faccia a faccia”. Deuteronomio 34:10.PEC 40.2

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