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Principi di educazione cristiana - Contents
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    La potenza trasformatrice di Cristo

    Dei dodici discepoli, quattro avrebbero avuto una parte di primo piano, e ognuno in modo diverso. Il Cristo, prevedendo ogni cosa, ebbe cura di prepararli proprio in vista di questo. Giacomo, destinato a una prematura morte per spada; Giovanni, che doveva più di tutti e per più tempo seguire il Maestro sia nell’opera sia nelle persecuzioni; Pietro, pioniere nell’abbattere le barriere secolari e nell’insegnare in un mondo pagano; Giuda, capace di superare i fratelli nel servizio, ma nel cui cuore si annidavano, però, delle intenzioni le cui implicazioni egli non immaginava nemmeno: questi uomini furono oggetto della più grande sollecitudine del Maestro che impartì loro le sue più frequenti e accurate istruzioni.PEC 51.3

    Pietro, Giacomo e Giovanni profittarono di ogni opportunità per ricercare una maggiore intimità con il Maestro, e il loro desiderio fu soddisfatto. Di tutti i dodici furono proprio loro a godere della relazione più profonda con lui. Giovanni poteva sentirsi appagato solo da una più stretta amicizia, e fu accontentato. A quel primo incontro sulle rive del Giordano, quando Andrea, avendo udito Gesù, si affrettò ad andare a chiamare suo fratello, Giovanni sedette muto, rapito nella contemplazione di temi meravigliosi. Egli seguì il Salvatore e fu sempre un uditore attento e appassionato.PEC 51.4

    Giovanni, però, non aveva un carattere irreprensibile tanto che lui e suo fratello furono chiamati “figli del tuono”. Cfr. Marco 3:17. Giovanni era orgoglioso, ambizioso e combattivo, tuttavia, Gesù scorse in lui un cuore sincero e pieno di amore. Il Maestro rimproverò l’egoismo di Giovanni, ne disattese le ambizioni e ne mise alla prova la fede. A lui, però, rivelò quello che l’animo del discepolo tanto desiderava: la bellezza della santità, il suo amore che trasforma. Nella preghiera al Padre, Gesù disse: “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo”. Giovanni 17:6.PEC 52.1

    Giovanni, per temperamento, aveva un grande bisogno d’amore, di simpatia e di compagnia. Egli si stringeva a Gesù, gli sedeva al fianco, si appoggiava sul suo petto. Come il fiore si nutre del sole e della rugiada, così egli beveva la luce e la vita divine. Contemplava il Salvatore con amore e con adorazione, finché la somiglianza con Cristo e la comunione con lui divennero il suo unico desiderio, tanto che nel suo carattere fu riflesso il carattere del Maestro. “Vedete”, egli diceva, “quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui”. Giovanni 3:1.PEC 52.2

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