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Principi di educazione cristiana - Contents
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    Studio e uso del linguaggio

    In ogni ramo dell’educazione vi sono delle mète da raggiungere più importanti di quelle garantite da una semplice nozione tecnica: per esempio il linguaggio. Più importante dell’acquisizione delle lingue straniere, morte o vive che siano, è la capacità di scrivere e parlare la lingua materna con facilità e correttezza. Nessuna formazione raggiunta mediante la conoscenza delle regole grammaticali può reggere il confronto con lo studio del linguaggio da un più elevato punto di vista. Da questo studio dipendono, nella vita, la felicità o il dolore, il benessere o l’avversità.PEC 134.2

    Il principale requisito del linguaggio è che esso sia puro, gentile e vero, “espressione esteriore di una grazia interiore”. Dio dice: “Tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri”. Filippesi 4:8. E se tali sono i pensieri, il modo di esprimersi sarà adeguato ad essi.PEC 134.3

    La migliore scuola per l’apprendimento del giusto linguaggio è la casa, però, dato che il compito della famiglia è spesso trascurato, spetta agli insegnanti aiutare i propri allievi a formarsi buone abitudini per quel che concerne il modo di parlare.PEC 134.4

    Gli insegnanti possono anche fare molto per scoraggiare la pessima attitudine alla maldicenza, al pettegolezzo e alla critica malevola, che costituiscono una vera maledizione per la famiglia e per la società. Nessuno sforzo dovrebbe essere risparmiato per far capire agli studenti che questo modo di fare rivela mancanza di cultura, di finezza, e di bontà d’animo e che li allontana dalle persone più fini e colte della società, e dalla comunione con i santi del cielo.PEC 134.5

    Con orrore pensiamo ai cannibali che si cibano della carne ancora calda delle loro vittime; ma chiediamoci: gli effetti di questa pratica spaventosa sono forse più terribili della rovina e dell’angoscia che derivano dalla tendenza a interpretare male le intenzioni altrui, a macchiarne la reputazione, a vivisezionarne il carattere? Ai giovani si ricordi quello che Dio dice a questo proposito: “Morte e vita sono in potere della lingua”. Proverbi 18:21. Nella Scrittura i maldicenti sono classificati insieme a coloro che odiano Dio, a coloro che sono “ingegnosi nel male”, “senza affetti naturali, spietati”, “ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia”. Romani 1:30, 31, 29. Dio riconosce come cittadino di Sion “colui che è puro e agisce con giustizia, e dice la verità come l’ha nel cuore; che non calunnia con la sua lingua, ... né insulta il suo prossimo”. Salmi 15:2, 3.PEC 134.6

    La Parola di Dio condanna anche l’uso di frasi senza senso che rasentano il profano; condanna i complimenti ingannevoli, le risposte evasive, le esagerazioni, le frodi nel lavoro, tutte cose comuni nella società e nel mondo degli affari. “Ma il vostro parlare sia: ‘Sì, sì; no, no’; poiché il di più viene dal maligno”. Matteo 5:37. “Come un pazzo che scaglia tizzoni, frecce e morte, così è colui che inganna il prossimo, e dice: ‘L’ho fatto per ridere!’” Proverbi 26:18, 19.PEC 135.1

    Strettamente imparentate col pettegolezzo sono anche l’insinuazione velata, e quella astuta, mediante le quali coloro che hanno il cuore impuro esprimono il male che non osano esprimere apertamente. Ai giovani si deve insegnare a evitare tali cose come si evita la lebbra.PEC 135.2

    Nel linguaggio non c’è forse errore che giovani e adulti tollerino con maggiore facilità del modo di parlare precipitoso e impaziente. Essi ritengono sufficiente scusarsi dicendo: “Non ero in me, e non intendevo dire quello che ho detto”. La Parola di Dio dice: “Hai mai visto un uomo precipitoso nel parlare? C’è più da sperare da uno stolto che da lui”. Proverbi 29:20. “L’uomo che non ha autocontrollo, è una città smantellata, priva di mura”. Proverbi 25:28.PEC 135.3

    Basta un attimo perché la lingua sconsiderata, impetuosa e collerica, provochi un male che un’intera vita di pentimento non riuscirà a volte ad annullare. Quanti cuori sono stati spezzati, quanti amici separati e quante vite rovinate da parole precipitose e astiose di chi, invece, avrebbe potuto recare aiuto e conforto!PEC 135.4

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