Daniele, ambasciatore del cielo
Durante il loro soggiorno in Babilonia, Daniele e i suoi giovani compagni, apparentemente furono più favoriti dalla sorte di quanto lo fosse stato Giuseppe appena giunto in Egitto; tuttavia, anch’essi furono sottoposti a prove non meno severe: giovani di stirpe reale, deportati nella città più bella dell’epoca, alla corte del più grande monarca del tempo, furono scelti per essere preparati per il servizio speciale del sovrano. Le tentazioni di quella corte lussuosa e corrotta erano molto forti. Il fatto che essi, adoratori dell’Altissimo, erano prigionieri in Babilonia; che i vasi della casa di Dio erano stati posti nel tempio degli dèi di Babilonia; che lo stesso re d’Israele era prigioniero dei babilonesi, era indicato sprezzantemente dai vincitori come una dimostrazione della superiorità della loro religione e dei loro costumi sulla religione e i costumi degli ebrei. Fu proprio in tali circostanze, attraverso le tristi umiliazioni derivate dall’allontanamento d’Israele dai suoi comandamenti, che Dio diede a Babilonia la prova evidente della sua supremazia, della santità delle sue esigenze e del sicuro risultato dell’ubbidienza. Questa testimonianza Dio la dette nel solo modo possibile: per mezzo di coloro che erano rimasti saldi e fedeli.PEC 34.5
All’inizio della carriera, Daniele e i suoi tre compagni furono sottoposti a una prova decisiva. L’ordine che il loro cibo provenisse dalla mensa reale era l’espressione del favore del monarca e del suo personale interessamento al loro benessere. Però, dato che una parte di esso era stato offerto agli idoli, ne derivava che gli alimenti della tavola del re erano stati consacrati all’idolatria e che, cibandosene, quei giovani sarebbero stati considerati favorevoli all’omaggio tributato ai falsi dèi. La fedeltà al Signore impediva loro, perciò, di toccare quei cibi.PEC 35.1
Daniele e i suoi compagni erano stati fedelmente istruiti nei princìpi della Parola di Dio e avevano imparato a sacrificare le cose temporali a quelle dello spirito, e ne ottennero il premio. Alla fine del periodo di preparazione, essi furono esaminati con altri candidati per vedere se fossero idonei agli onori del regno, e “...non se ne trovò nessuno che fosse pari a Daniele, Anania, Misael e Azaria”. Daniele 1:19.PEC 35.2
Alla corte babilonese vi erano rappresentanti di tutti i paesi, uomini di raro talento, con la maggiore cultura che il mondo potesse offrire; eppure fra tutti questi, i deportati ebrei non ebbero rivali: rimasero ineguagliati per forza fisica, per vigore morale e per conoscenza letteraria. “Su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che erano in tutto il suo regno”. Daniele 1:20.PEC 35.3
Incrollabile nella sua alleanza con Dio, fermo nel dominio di sé, con nobile dignità e gentile rispetto, il giovane Daniele seppe assicurarsi il favore e l’affetto dell’ufficiale pagano alle cui cure era stato affidato. Queste sue caratteristiche rimasero immutate con il passare degli anni, tanto da farlo assurgere rapidamente alla posizione di primo ministro. Durante tutta la reggenza dei successivi monarchi, al momento del crollo della nazione, allo stabilimento di un regno rivale, talmente grandi erano la sua sapienza e la sua capacità di uomo di stato, così perfetti il suo tatto, la sua cortesia e la sua sincera bontà d’animo, uniti alla fedeltà ai princìpi, che gli stessi suoi nemici furono costretti ad ammettere che “...non potevano trovare alcuna occasione né alcun motivo di riprensione, perché egli era fedele”. Daniele 6:4.PEC 35.4
Mentre Daniele rimaneva così strettamente unito a Dio da una fede incrollabile, la potenza dell’ispirazione profetica scese su di lui. Fu onorato da Dio come suo ambasciatore e istruito a leggere i misteri dei secoli futuri. I monarchi pagani, in contatto con i rappresentanti del cielo, furono spinti a conoscere il Dio di Daniele. “In verità il vostro Dio”, disse il re Nabucodonosor, “è il Dio degli dèi, il Signore dei re e il rivelatore dei segreti”. Daniele 2:47. Re Dario, nel suo decreto esaltò il Dio di Daniele come “il Dio vivente che dura in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto”; egli è colui che “libera e salva, fa segni e prodigi in cielo e in terra”. Daniele 6:25-27.PEC 35.5