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Conflitto E Coraggio - Contents
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    Imparare E Disimparare, 21 marzo

    Poiché l’Eterno dà la sapienza; dalla sua bocca procedono la conoscenza e l’intendimento. Proverbi 2:6CeC 84.1

    Nella solitudine di Madian, il futuro condottiero di Israele trascorse quarant’anni come pastore di armenti. Sembrava ormai che egli fosse stato definitivamente esonerato dalla sua missione; in verità fu proprio là che egli ricevette la disciplina indispensabile alla realizzazione del programma divino. Ed, 62CeC 84.2

    Mosè doveva dimenticare ancora molto di quello che aveva imparato. Tutto ciò che aveva rappresentato il suo ambiente di formazione in Egitto — l’amore della madre adottiva, la sua elevata posizione di nipote del faraone, la dissolutezza, le raffinatezze, la dissimulazione, il misticismo di una falsa religione, lo splendore dei riti pagani, la magnificenza degli edifici e delle sculture — aveva lasciato un’impronta nella sua mente e, in una certa misura, nel suo carattere e nelle sue abitudini. Nonostante la partenza dal paese in cui era nato, il tempo e una profonda amicizia con Dio avrebbero eliminato questi suoi legami con il passato. Per rinunciare ai suoi errori e accettare la verità, Mosè avrebbe dovuto intraprendere una dura lotta, che sarebbe durata tutta la vita. Dio sarebbe stato al suo fianco per aiutarlo nei momenti in cui le difficoltà avrebbero superato le possibilità umane... Per ricevere l’aiuto divino, l’uomo deve essere cosciente della propria fragilità e delle proprie lacune... Molti non raggiungono mai il livello al quale potrebbero arrivare, perché aspettano che Dio agisca su elementi del loro carattere per i quali egli ha concesso loro la forza per correggerli. CeC 84.3

    Isolato fra le montagne, Mosè rimase solo con Dio. I magnifici templi egiziani, monumenti di superstizione e falsità, non lo attiravano più. Nella solenne grandezza delle montagne eterne, contemplò la maestosa presenza di Dio: gli dèi d’Egitto gli apparvero inutili e insignificanti. In quella solitudine, Mosè riusciva a scorgere in ogni cosa un intervento del Creatore: lo sentiva presente, come se si trovasse sotto la sua protezione. Questa sensazione cancellò il suo orgoglio e il suo senso di autosufficienza. Nell’austera semplicità di quella vita solitaria, gli effetti negativi degli agi e del lusso che aveva conosciuto in Egitto svanirono. Mosè divenne paziente, rispettoso e umile, “...un uomo molto mansueto, più d’ogni altro uomo sulla faccia della terra” (Numeri 12:3), ma anche dotato di una forte fede nel potente Dio di Giacobbe. PP 248-251CeC 84.4

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