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Supplemento Al Commentario Biblico Di (Ellen G. White) Volumi Da 1a7 Nuovo Testamento - Contents
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    Capitolo 13:2

    Giuda, un albero secco7ACB 134.4

    (cap. 15:1-8; vedere commento di EGW al cap. Luca 22:3-5)7ACB 134.5

    Giuda non si è mai convertito né trasformato in un ramo vivente attraverso la connessione con la vera vite. Quell’albero secco non si attaccò alla vite e non si trasformò in un suo ramo proficuo. Egli dimostrò di non aver innestato i suoi frutti — perché non partecipò alla vita della Vite. L’albero secco se è collegato al ceppo della vite può diventare uno con il ceppo, unica sorgente della linfa e del nutrimento, soltanto se è unito ad essa. Fibra per fibra, vena per vena, il ramoscello si aggrappa alla vite vivificante, finché la vita della vite diventa la vita del ramo e produce frutto. (RH, Nov. 16, 1897)7ACB 134.6

    10, 11- Una prova per la rigenerazione del cuore7ACB 134.7

    Cristo vuole far capire ai discepoli che la lavanda dei piedi non purifica i loro peccati, ma che il cuore deve subire quest’umile ed essenziale atto. Mentre Egli stava per lavare i piedi di Giuda disse: Non tutti siete netti. Giuda aveva il cuore di un traditore e Cristo rivelò a tutti che era proprio lui il traditore del suo Signore, e che la lavanda dei piedi non era un provvedimento per pulire l’anima dalla contaminazione morale.7ACB 134.8

    Gesù aveva fornito la prova di aver capito perfettamente il personaggio di Giuda e che Egli non aveva negato quell’atto di lavare i piedi a colui che stava per tradirlo e consegnarlo nelle mani dei Suoi nemici. Questo esempio fa comprendere la lezione, che l’ordine della lavanda dei piedi, non deve essere rimandato, perché ci sono alcuni che si professano credenti ma che non sono ancora purificati dai loro peccati.7ACB 134.9

    Cristo conosceva il cuore di Giuda, eppure gli lavò i piedi. L’amore infinito di Gesù non poteva fare di più per portare Giuda al pentimento e salvarlo da quella fatale decisione. Se l’umiltà del Suo Maestro nel lavare i piedi del peggiore dei Suoi nemici non riuscì a toccare il suo cuore, allora che altro avrebbe potuto fare? L’atto di Gesù fu l’ultimo atto a favore di Giuda. L’amore infinito di Cristo non portò Giuda al pentimento, alla confessione del suo peccato e alla salvezza. Gli fu concessa ogni occasione, nulla fu lasciato incompiuto per salvarlo dalla trappola di Satana. (RH, June 14, 1898)7ACB 135.1

    l3-17 - Una dedizione al servizio7ACB 135.2

    La regola della lavanda dei piedi è un’ordinanza di servizio tra i fratelli. Questa è la lezione che il Signore vuole insegnare a tutti. Quando essa è celebrata nel modo giusto, i figli di Dio sono in santa comunione tra di loro. Che il popolo di Dio non si lasci trarre nell’ingannevole egoismo che dimora nel cuore naturale e che conduce all’autosufficienza. Cristo stesso ci ha dato l’esempio di umiltà. Egli non voleva ignorare questa grande lezione a proposito della responsabilità dell’uomo. Ecco perché pur essendo uguale a Dio, lavò i piedi ai Suoi discepoli. (Giovanni 13:13-17)7ACB 135.3

    Questo rito deve avere un grande significato per noi. Il Signore desidera che prendiamo sul serio tutto il rito e non solo l’atto di purificazione esterna. La lezione che riguarda la lavanda dei piedi non si limita all’atto in sé. Essa rivela la grande Verità su Cristo e che la Sua grazia dovrebbe avere una grande importanza nel rapporto tra tutti i fratelli. Questo significa che la nostra intera vita dovrebbe basarsi sull’umiltà e su un fedele ministero. L’ordinanza della lavanda dei piedi non è altro che un segno di profonda umiltà. Mentre i discepoli contendevano su chi di loro avrebbe ottenuto un posto privilegiato nel regno dei cieli, Cristo stesso si mise a lavare i piedi di coloro che lo chiamavano Signore. Egli, il puro, l’immacolato Agnello di Dio, si presentò come un sacrificio per i peccati e dopo avere consumato la Pasqua con i Suoi discepoli, mise fine ai sacrifici che per quattromila anni erano stati offerti a Dio. Al posto delle cerimonie che il popolo ebraico aveva osservato, Gesù istituì il rito memoriale: la lavanda dei piedi e la cena sacramentale, che avrebbe dovuto essere rispettato dai Suoi seguaci in ogni tempo e in ogni nazione. Quella cerimonia fondata da Cristo deve essere ripetuta, affinché tutti possano vedere che siamo stati chiamati ad un ministero disinteressato. (MS 43, 1897)7ACB 135.4

    14,15 — L’umiltà è un principio attivo — (Matteo 23:8; 1 Corinzi 11:28)7ACB 136.1

    L’umiltà è un principio nella crescita…quando la coscienza non è sostenuta dal grande amore di Dio, e quando non la si dimostra nel nostro operare. Prendendo parte alla cerimonia della lavanda dei piedi, testimoniamo che siamo disposti a compiere quest’atto di umiltà, che prendiamo esempio da Cristo. La lavanda dei piedi è un atto che simboleggia la condizione della mente e del cuore. Voi tutti siete fratelli, e come tali, ci identifichiamo con Cristo e con gli altri e, attraverso la Sua grazia, siamo tutti uguali davanti a Lui. E mentre laviamo i piedi dei discepoli di Cristo, è come se avessimo lavato i piedi del Figlio di Dio. Se facciamo quest’atto, perché Gesù ci ha raccomandato di farlo, Cristo stesso è in mezzo a noi, e, per mezzo dello Spirito Santo, siamo uniti gli uni agli altri. Diventare uno con Cristo richiede abnegazione e sacrificio ad ogni passo. La lavanda dei piedi fatta con umiltà richiede l’autoesame. In ogni occasione del genere, i principi nobili dell’anima sono rinfrancati, perché Cristo dimora in noi e questo fa sì che i nostri cuori si attirino gli uni agli altri. Noi siamo chiamati ad amarci come fratelli, a divenire gentili e cortesi in ogni nostro servizio. (Letter 210, 1899).7ACB 136.2

    Controllo della coscienza — (1 Corinzi 11:23-25)7ACB 136.3

    Con la lavanda dei piedi Cristo libera i discepoli dall’obbligo degli antichi riti e cerimonie. Quelle vecchie cerimonie da quel momento in poi non avevano più alcuna virtù; perché il Tipo aveva incontrato l’Anti-tipo in sé stesso; l’autorità della fondazione di ogni cerimonia giudaica, conduceva a Dio quale grande e unico metodo efficace per liberare dai peccati. Il Signore diede quell’ordinanza speciale, per essere sempre presente in mezzo a noi, per partecipare in essa, per toccare le nostre coscienze, per risvegliare in noi il significato di quella lezione, per ravvivare il memoriale, per convincerci del peccato e infine per condurci al pentimento.7ACB 136.4

    Il Signore voleva insegnare che nessuno deve esaltare sé stesso al di sopra di altri fratelli, che il pericolo della disunione e delle lotte deve essere considerato come un avvertimento, perché da questo dipende la salute dell’anima. Quell’ordinanza non si rivolge in special modo alle capacità intellettuali dell’uomo, tuttavia la sua natura morale e spirituale ha bisogno di questo. Se i discepoli di Gesù non avessero bisogno di quell’ordinanza, Cristo non l’avrebbe istituita. È stato proprio Suo desiderio lasciare ai Suoi discepoli quel rito perché ne avevano bisogno, perché ciò serviva a distinguerli da tutti gli altri riti che fino allora avevano esercitato in quanto essenziali, ma che da quel momento non avevano più alcun valore per poter accogliere il Vangelo. Continuare gli antichi riti, sarebbe stato un insulto a Jehovah. Mangiare il corpo e bere il sangue di Cristo, non è solo un servizio sacramentale, ma è l’opportunità di consumare il pane della Vita giorno dopo giorno per soddisfare la fame dell’anima; perché ciò conduce a ricevere la Sua Parola e a fare la Sua volontà. (RH, June 14, 1898).7ACB 137.1

    34 - (Vedi commento di EGW al cap. 1 Giovanni 3:16-18)7ACB 137.2

    Una nuova concezione di amore7ACB 137.3

    Perché questo comandamento è stato definito “Un comandamento nuovo”? Perché i discepoli non si erano amati l’un l’altro come Cristo li aveva amati. Essi non avevano ancora visto la pienezza dell’amore che Egli aveva rivelato in favore dell’uomo. Essi vedevano ancora Cristo morire sulla croce per i loro peccati. Attraverso la Sua vita e la morte avrebbero ricevuto una nuova concezione dell’amore. Il comandamento di “amare l’un l’altro” intendeva dire: ottenere un nuovo significato dell’amore alla luce del Suo sacrificio. Alla luce splendente della croce del Calvario si può leggere il significato delle parole: Come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. (RH, June 30, 1910)7ACB 137.4

    Rivelare soprattutto un amore tenero — (Giovanni 13:34,35)7ACB 137.5

    Perché questo comandamento era nuovo per i discepoli? Le parole “Come io ho amato voi”, dovevano ancora essere adempiute attraverso il sacrificio di Cristo per il riscatto dei peccatori.7ACB 137.6

    Come Cristo li ha amati, così anche loro dovevano imparare ad amarsi l’un l’altro. Essi dovevano imparare ad amare gli uomini, le donne e i bambini, facendo quanto in loro potere per la loro salvezza, rivelando così un tenero amore per tutti indistintamente con la stessa fede. (NIS 160, 1898)7ACB 138.1

    (Cap. 15:12; Giacomo 8:17)7ACB 138.2

    L’amore è una forza permanente7ACB 138.3

    Gesù dice: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. L’amore non è semplicemente un impulso, un’emozione transitoria che dipende dalle circostanze; ma è un principio di vita, un potere permanente. L’anima è alimentata dai flussi di puro amore che sgorgano dal cuore di Cristo come una molla e che non cessano mai. Oh quanto i battiti del cuore sono accelerati, quanto i suoi motivi sono nobilitati e i suoi affetti approfonditi da questa comunione! Grazie alla guida dello Spirito Santo, i figli di Dio imparano ad amarsi gli uni gli altri con sincerità, senza parzialità senza ipocrisia e questo perché il loro cuore è innamorato di Gesù. Il nostro affetto per l’altro è conseguenza della nostra comunione con Dio. Diventiamo una famiglia e quindi ci amiamo vicendevolmente, come Lui ha amato noi. La falsa cortesia del mondo, le espressioni di amicizia effusiva rispetto al vero amore di Cristo, non sono altro che pula al vento. (Letter 63, 1896)7ACB 138.4

    Un amore pratico7ACB 138.5

    Amare come ha amato Cristo, vuol dire manifestare altruismo in ogni momento e in ogni luogo, con parole gentili con sguardi di simpatia. A coloro che non sanno dare nulla di sé amare costa molto, perché il loro amore è privo della fragranza che avvolge l’anima. I loro sforzi non possono essere apprezzati. Essi non possono diventare una benedizione per gli altri. L’amore autentico è un prezioso attributo di origine celeste che aumenta in fragranza nella misura in cui viene erogato agli altri. L’amore di Cristo è profondo e serio, e scorre come un torrente incontenibile verso tutti coloro che lo accettano. Nel Suo amore non c’è egoismo. È un amore che proviene dal cielo ed è un costante principio che riempie il cuore, che si farà conoscere non solo a coloro che ci sono più cari, ma a tutti quelli con i quali siamo in contatto, e che ci porterà a praticare piccoli atti di attenzione, a fare concessioni, ad effettuare atti di bontà, a pronunciare sincere parole7ACB 138.6

    d’incoraggiamento e ci porterà a simpatizzare con coloro i cui cuori hanno fame di simpatia. (MS 17, 1899)7ACB 139.1

    Amare gli uni gli altri7ACB 139.2

    L’egoismo e l’orgoglio ostacolano il puro amore che unisce in spirito a Gesù Cristo. Se il nostro amore è veramente coltivato, l’uomo finito si fonde con l’Infinito e tutto si concentra sull’Infinito. E quando l’umanità si unirà con l’umanità, tutti saranno legati al cuore dell’infinito Amore. L’amore santificato tra fratelli è sacro. In questo grande amore cristiano per il prossimo — se è superiore, più costante, più cortese, più disinteressato quanto mai prima, perché pieno di tenerezza, di benevolenza, di cortesia cristiana, allora la fratellanza umana sarà avvolta dall’abbraccio di Dio. A questo punto sapremo riconoscere la dignità con cui Dio ha investito i diritti dell’uomo. I cristiani devono sempre coltivare questa dignità per l’onore e la gloria di Dio. L’Unigenito Figlio di Dio ha riconosciuto la nobiltà dell’umanità e prendendola su di sé, morì sulla croce in nome dell’umanità per dare testimonianza per tutti i tempi che Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non persica ma abbia vita eterna. (Letter 10, 1897)7ACB 139.3

    Un fatale inganno7ACB 139.4

    La vera santificazione unisce i credenti a Cristo e tra di loro con legami di simpatia. Quest’unione fa sì che il continuo flusso dell’amore influisca sul cuore per unire gli uni agli altri. Per il cristiano è fondamentale possedere il carattere di Cristo — precisamente: il Suo amore, la Sua pazienza, il Suo altruismo e la Sua bontà. Questi attributi possono essere ottenuti solo grazie ad un cuore gentile. È un grande inganno supporre che un uomo possa avere fede per tutta la vita, senza avere amore cristiano per i fratelli. Chi ama Dio e il prossimo è pieno di luce e di amore. Dio è in lui e attorno a lui. I cristiani devono amare tutti coloro che si trovano attorno, perché Cristo è morto anche per queste preziose anime.7ACB 139.5

    Un cristiano senza amore non esiste, perché “Dio è Amore” e lo sappiamo, perché lo abbiamo conosciuto e perché osserviamo i Suoi comandamenti. Chi dice: io l’ho conosciuto ma non osserva i Suoi comandamenti, è un bugiardo, e la Verità non è in lui. Questo è il mio grande comandamento: che vi amate gli uni gli altri come io ho amato voi. Il frutto dell’amore deve essere restituito a Dio. (MS 133, 1899)7ACB 140.1

    Scarse possibilità per Satana7ACB 140.2

    Le potenze delle tenebre lottano contro i credenti che si amano, che si rifiutano di creare separazioni, che sono gentili, cortesi e teneri di cuore, che coltivano la fede che opera per amore e purifica l’anima. Dobbiamo avere lo Spirito di Cristo, in caso contrario non siamo nulla per Lui. (MS R03, 1902)7ACB 140.3

    Una catena d’oro7ACB 140.4

    L’amore di Cristo è una catena d’oro che lega gli esseri umani, gli esseri finiti che credono in Gesù Cristo il Dio infinito. L’amore che il Signore ha per i Suoi figli sorpassa l’immaginazione dell’uomo. Quanto più sentiamo l’influenza di quest’amore, tanto più diventeremo umili. (Letter 43, 1896)7ACB 140.5

    34, 35 - Credenziali dei discepoli - (Giovanni 13:34, 35)7ACB 140.6

    Io vi dò un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. da questo consoceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.7ACB 140.7

    Come grande e completo è l’amore di Dio! La parte nuova di questo comandamento non era stata compresa dai discepoli. Essi dovevano imparare ad amarsi come Cristo amava loro. Le loro credenziali erano contenute nell’amore di Cristo e che quell’amore dimorasse nei loro cuori, la loro speranza di gloria. Dopo la sofferenza di Cristo, dopo la Sua crocifissione e risurrezione, dopo la proclamazione “Io sono la risurrezione e la vita”, dopo la Sua ascensione al cielo, finalmente i discepoli compresero ciò che significava l’amore per il prossimo. Quando lo Spirito di Dio scese su di loro il giorno della Pentecoste, quell’amore fu rivelato loro totalmente. (MS 82, 1898).7ACB 140.8

    36-38 -Vedi commento di EGW al cap. Matteo 26:31-357ACB 141.1

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