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Supplemento Al Commentario Biblico Di (Ellen G. White) Volumi Da 1a7 Nuovo Testamento - Contents
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    Capitolo 3: 6-9

    La legge è indispensabile per vivere - (Romani 8:15-21)7ACB 263.4

    Vedi commento di EGW al cap. Ebrei 8:6,77ACB 263.5

    La legge di Dio pronunciata con grande autorità sul monte Sinai è l’espressione della condanna del peccatore. Nella legge che condanna non vi è alcun potere né di grazia né di redenzione. Essa è stata data per la vita; coloro che camminano in armonia e in ubbidienza ai precetti divini, riceveranno la ricompensa, in caso contrario condanna alla schiavitù e alla morte. (RH, April 22, 1902)7ACB 263.6

    7 - Vedi commento di EGW al cap. Esodo 34:297ACB 263.7

    7 -11 - Un duplice sistema della legge —(Galati 3:19; Efesini 2:15; Colossesi 2:14; Ebrei 9:9-12; 10:1-7)7ACB 263.8

    Il popolo di Dio, che Egli chiama il Suo tesoro particolare, era stato avvantaggiato da un duplice sistema di legge; morale e cerimoniale.7ACB 263.9

    Il primo punta alla creazione per mano del Dio vivente, le cui richieste sono vincolanti per tutti gli uomini, perché la Sua legge esisterà in ogni tempo e per l’eternità. L’altra, è stata data a motivo della trasgressione della legge morale, e l’ubbidienza che consisteva nei sacrifici e nelle offerte che avrebbero condotto al riscatto futuro. Ciascuna è chiara e distinta dall’altra.7ACB 264.1

    La creazione della legge morale portava al piano divino immutabile com’è immutabile Egli stesso. La legge cerimoniale corrispondeva ad uno scopo particolare nel piano di Cristo per la salvezza del genere umano. Nel tipico sistema di sacrifici ed offerte era stato stabilito che, attraverso quei servizi, il peccatore poteva comprendere la grande offerta fatta da Cristo, ma gli ebrei erano così accecati dall’orgoglio e dal peccato che, pochi di loro riuscivano a vedere nel sacrificio di animali l‘espiazione per il peccato; quando Cristo, per mezzo di quelle offerte prefigurate, venne sulla terra, essi non vollero riconoscerlo. La legge cerimoniale era gloriosa. Essa era stata stabilita da Gesù nel consiglio con il Padre, per facilitare la salvezza della razza umana. Tutta la disposizione di quella legge cerimoniale era fondata su Cristo. Adamo vide Cristo prefigurato nell’animale innocente, ucciso a causa della trasgressione della legge di Jehovah. (RH, May 6, 1875)7ACB 264.2

    Due leggi portano il timbro della Divinità7ACB 264.3

    Paolo desiderava che i suoi fratelli potessero vedere la grande gloria del Salvatore, colui che aveva dato un Significato a tutta l’economia ebraica. Inoltre, egli desiderava che essi comprendessero che Cristo era venuto in questo mondo per morire come sacrificio per l’uomo; il tipo aveva incontrato l’anti-tipo.7ACB 264.4

    Dopo la morte di Cristo sulla croce, la legge cerimoniale cessò la sua validità. Tuttavia essa era collegata alla legge morale, quindi era santa. Entrambe le leggi portavano l’impronta della divinità ed esprimevano la santità e la giustizia di Dio. E se il ministero della dispensazione era stato abolito, nonostante fosse santo, quanto più doveva essere gloriosa la rivelazione di Cristo, Colui che santifica e vivifica per mezzo del Suo Santo Spirito? (RH, April 22, 1902)7ACB 264.5

    Il ministero della morte7ACB 265.1

    La santa legge, l’espressione del nostro Padre è breve ma completa, perché possa essere ricordata facilmente. La sua completezza si riassume in queste parole: Ama il Signore Dio tuo con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la tua forza. Ama il tuo prossimo come te stesso. Fate questo e vivrete. Voi dunque osservate le mie leggi e le mie prescrizioni. Io sono l’Eterno.7ACB 265.2

    Se il trasgressore dovesse essere trattato secondo queste prescrizioni, allora non ci sarebbe speranza per la razza caduta, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. La razza caduta di Adamo può trovare ancora qualcos’altro in queste prescrizioni, cioè il ministero della morte, perché la morte sarà la ricompensa per tutti quelli che stanno cercando invano la propria giustizia nell’ubbidire alla legge. Con la Sua Parola, il Signore inserisce la punizione per tutti i trasgressori. Gli uomini continuano a commettere peccati ancora ed ancora, eppure non sembra che abbiano capito di dover subire una punizione. (ST, Sept. 5, 1892)7ACB 265.3

    Legge cerimoniale profetica giudaica — (Ebrei 8:5)7ACB 265.4

    Ai tempi antichi, il vangelo di Cristo rifletteva la gloria sugli Ebrei. Essa gettava la Sua luce su tutta l’economia ebraica e dava significato alla legge cerimoniale. Il tabernacolo, o tempio di Dio sulla terra, era stato pianificato in cielo. Tutte le cerimonie della legge ebraica erano cerimonie profetiche, tipiche dei misteri del piano di redenzione. I riti e le cerimonie della legge sono stati dati da Cristo stesso, che, avvolto in una colonna di nube di giorno, ed una colonna di fuoco di notte, era a capo delle schiere d’Israele, e quella legge doveva essere trattata con grande rispetto perché sacra. Nonostante le legge cerimoniale più tardi venne abolita, Paolo ricorda che il suo valore non era diminuito, dimostrando che essa aveva il primo posto nel piano della redenzione e inoltre aveva la sua relazione nell’opera di Cristo. Così, quel grande apostolo, espose quella legge gloriosa, degna del suo divino fondatore. Ciò che doveva essere eliminato, era diventato glorioso; ma non era la legge istituita da Dio per il governo della sua famiglia nei cieli e sulla terra; perché fino a quando vi saranno i cieli, così a lungo rimarrà la legge del Signore. (ST July 29, 1886)7ACB 265.5

    La gloria lascia il posto alla Gloria Maggiore — (Apocalisse 22:14)7ACB 266.1

    Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte della città!7ACB 266.2

    Tra il Vecchio e il Nuovo Testamento non vi è alcun disaccordo. Nel Vecchio Testamento troviamo il Vangelo riguardo alla venuta del Salvatore, nel Nuovo Testamento abbiamo il Vangelo di un Salvatore rivelato per mezzo dei profeti. Mentre l’Antico Testamento parla della vera offerta, il Nuovo Testamento mostra che il Salvatore prefigurato nelle offerte, era venuto tra gli uomini. La debole gloria dell’era ebraica era diventata in seguito, nell’era cristiana, la gloria potente e chiara. Mai Cristo aveva dichiarato che la Sua venuta dovesse abolire la legge di Dio. Al contrario, nel Suo ultimo messaggio alla chiesa di Patmos, Egli pronunciava una benedizione per tutti quelli che osservano la legge del Padre Suo:7ACB 266.3

    Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte della città. (ST, July 29, 1886)7ACB 266.4

    7-17 - La legge morale glorificata da Cristo7ACB 266.5

    I tipi e le ombre del rito cerimoniale, con le profezie, svelano una visione indistinta della misericordia e della grazia data a tutto il mondo per mezzo di Cristo. A Mosè fu spiegato il significato dei tipi e delle ombre che riguardano Cristo. Egli vide la fine di ciò che doveva essere rimosso con la Sua morte, e che il tipo avrebbe incontrato l’anti-tipo. Egli vide, che solo per mezzo di Cristo l’uomo può osservare la legge morale. Con la trasgressione della legge l’uomo ha portato il peccato nel mondo e con il peccato è venuta la morte. Cristo è diventato la propiziazione per il peccatore. Egli ha offerto la perfezione del Suo carattere al posto della peccaminosità dell’uomo. Egli ha preso su di sé la maledizione della disubbidienza. I sacrifici e le offerte furono stabiliti prima del sacrificio di Cristo.7ACB 266.6

    L’Agnello immolato doveva togliere il peccato del mondo. Il ministero della legge, scritta e scolpita nella pietra, era un ministero di morte. Senza Cristo, il trasgressore era sotto la sua maledizione, senza alcuna speranza di perdono.7ACB 266.7

    Or se il ministero della morte, scolpito in lettere su pietre, fu glorioso, al punto che i figli d’Israele non potevano fissare lo sguardo sul volto di Mosè a motivo della gloria, che pur svaniva, del volto di lui, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? (RH, April 22, 1902)7ACB 267.1

    7 — 18 — La gloria di Cristo rivelata nella Sua legge — (Romani 3:31; 7:7; Galati 3:13)7ACB 267.2

    Cristo portò la maledizione della legge; soffrendo sul Calvario portò a compimento il piano in base al quale l’uomo doveva osservare la legge di Dio ed essere accettato per i meriti del Redentore; con il Suo sacrificio la gloria fu versata sulla legge. La gloria di ciò che non era stato abolito, ossia — i dieci comandamenti, la norma di giustizia di Dio — era stata chiaramente vista da tutti quelli che conobbero la fine di ciò che era stato abolito.7ACB 267.3

    E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito. (2 Corinzi 3:18)7ACB 267.4

    Cristo è l’avvocato del peccatore. Coloro che accettano il Suo Vangelo, Lo vedranno a viso scoperto. Essi vedranno la relazione tra la Sua missione e la legge e riconosceranno in Cristo la saggezza e la gloria di Dio. La gloria di Cristo si rispecchia nella legge, che è la trascrizione del Suo carattere, e la Sua trasformazione si avverte nell’anima fino a quando gli uomini non cresceranno a Sua somiglianza. Allora essi diventeranno partecipi della natura divina e cresceranno sempre di più, avanzando passo dopo passo, in conformità alla volontà di Dio, fino alla statura di Cristo.7ACB 267.5

    La legge e il Vangelo sono in perfetta armonia. Uno conferma l’altra. In tutta la sua maestosità, la legge affronta la coscienza, costringendo il peccatore a sentire il bisogno di Cristo, vittima di espiazione per il peccato. il Vangelo riconosce il potere e l’immutabilità della legge. Paolo dichiara: Io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della legge. (Romani 7:7)7ACB 267.6

    Il peccato e rivelato per mezzo della legge, e conduce il peccatore al Salvatore. Nel suo bisogno, l’uomo può presentare poderose argomentazioni fornite alla croce del Calvario. Egli può chiedere la giustizia di Cristo, perché Egli ha promesso di impartirla ad ogni peccatore pentito. (RH, April 22, 1902)7ACB 268.1

    12-15 — Il velo della non credenza — (2 Corinzi 3:12-15)7ACB 268.2

    Vedi commento di EGW al cap. Esodo 34:29-33)7ACB 268.3

    Gli ebrei hanno rifiutato Cristo come Messia e non riescono ad accettare che le loro cerimonie sono prive di significato, che i sacrifici e le offerte hanno perso ogni significato. La loro incredulità è diventata un velo che copre le loro menti. Se essi avessero accettato Cristo e la giustificazione per fede, quel velo sarebbe stato rimosso.7ACB 268.4

    Nel mondo cristiano, molti hanno lo stesso velo davanti ai loro occhi e al cuore. Essi non possono vedere al di là della loro visibilità. Non vedono che solo la legge cerimoniale è stata abrogata con la morte di Cristo. Sostengono che la legge morale è stata inchiodata alla croce. Come deve essere pesante questo velo che oscura la loro comprensione! I cuori di molti sono in guerra con Dio. Essi non si vogliono sottomettere alla legge di Dio.7ACB 268.5

    La legge morale non è mai stata un mistero. Essa esisteva già prima della creazione dell’uomo e durerà finché esisterà il trono di Dio. Il Signore non poteva cambiare o modificare uno dei Suoi precetti della legge riguardo la salvezza dell’uomo, perché la legge è il fondamento del Suo governo. Essa è immutabile, inalterabile, infinita ed eterna. Affinché l’uomo sia salvato, era necessario che il Figlio di Dio sacrificasse sé stesso. Colui che non aveva mai conosciuto peccato, divenne peccato per noi e morì per noi sul Calvario. La Sua morte dimostra quanto meraviglioso è l’amore di Dio per l’uomo e l’immutabilità della Sua legge. (RH, April 22, 1902)7ACB 268.6

    14, 16 - La morte di Cristo solleva il velo7ACB 268.7

    Allo scopo di redimere l’uomo, Cristo sacrifica la Sua vita.7ACB 268.8

    La Sua morte riflette luce su tutto il sistema dell’istituzione religiosa ebraica durante centinaia di anni. Senza la morte di Cristo, tutto quel sistema non avrebbe senso. Gli ebrei rifiutano Cristo quindi il loro intero sistema di religione è per loro inspiegabile ed incerto. Essi attribuiscono la stessa importanza alle oscure cerimonie del Tipo per soddisfare l’Anti-tipo, nello stesso modo, come hanno fatto con la legge dei dieci comandamenti, che non è un’ombra, ma una realtà, com’è reale e duraturo il trono di Jehovah. La morte di Cristo eleva il sistema ebraico dei tipi e delle ordinanze che dimostrano che erano designati da Dio, allo scopo di mantenere viva la fede nei cuori del Suo popolo. (RH, May 6, 1875)7ACB 269.1

    18 — L’ineguagliabile fascino di Gesù — (Vedi commento di EGW al cap. Salmo 19:14; Ebrei 12:2; Romani 8:29; Efesini 4:20-24; Colossesi 3:10; Apocalisse 7:4-17)7ACB 269.2

    Guardando e contemplando Cristo, vediamo la bellezza del Suo carattere e quindi possiamo diventare trasformati nella Sua immagine. Con lo sguardo della fede, la nebbia che intercorre tra Cristo e l’anima si ritira e possiamo vedere, oltre l’ombra gettata da Satana, la gloria di Dio nella Sua legge e la giustizia di Cristo. Satana sta cercando di coprire Cristo dalla nostra vista col suo velo ed eclissare la Sua luce, perché quando riceviamo un assaggio della Sua gloria, siamo attratti da Lui. Il peccato nasconde la vista dell’ineguagliabile fascino di Gesù; pregiudizio, egoismo, ipocrisia e passione accecano i nostri occhi, in modo da non saper riconoscere il Salvatore. Oh, se desiderassimo per fede avvicinarci a Dio Egli ci rivelerebbe la Sua gloria che è il Suo carattere, e la lode di Dio scaturirebbe dai nostri cuori e dalle nostre voci. Allora, cessando di peccare contro Dio, cesseremmo di dare gloria a Satana e nel nostro parlare non vi sarebbero incertezze ed incredulità. Non inciamperemmo più, non mormoreremmo più e le nostre lacrime non scenderebbero più sull’altare del Signore. (MS 16, 1890)7ACB 269.3

    Troppo vicini alla pianura della terra — (Genesi 5:24; Efesini 4:13,15)7ACB 269.4

    Gesù promise di mandare il Suo Santo Spirito nel mondo, affinché i nostri caratteri potessero cambiare all’immagine di Cristo; e quando questo avviene, la gloria del Signore si rifletterà come in uno specchio.7ACB 269.5

    Vale a dire, il carattere di colui che vede Cristo in tal modo, diventerà come il Suo e chiunque lo guarderà, vedrà in lui il carattere di Cristo come in uno specchio. Il nostro carattere, impercettibilmente migliorerà di giorno in giorno. Giorno dopo giorno, il nostro carattere cambia impercettibilmente, perché siamo entrati nella grazia del Suo carattere e quindi riflettiamo la sua immagine. I cristiani che si professano tali, rimangono troppo vicini alle pianure della terra. I loro occhi sono abituati a vedere le cose banali e le loro menti si soffermano sulle stesse cose che i loro occhi vedono. La loro esperienza religiosa è spesso superficiale e insoddisfacente e le loro parole sono prive di valore.7ACB 270.1

    Come può una persona così riflettere l’immagine di Cristo? Come può essa emettere i raggi luminosi del sole della giustizia nei luoghi più bui della terra? Essere cristiani significa essere come Cristo. Enoc mantenne sempre davanti a sé l’immagine del Signore e la Parola lo conferma: Egli camminò con Dio. Per lui Cristo era il suo costante compagno. Egli era nel mondo ed aveva eseguito i suoi doveri verso il mondo, tuttavia era stato sempre sotto l’influenza di Gesù. Egli rifletté il carattere di Cristo, mostrando le Sue stesse qualità di bontà, misericordia, compassione, simpatia, tolleranza, mitezza, umiltà e amore. La sua comunione giornaliera con Cristo, lo trasformò nell’immagine di Colui con il quale era così intimamente unito. Giorno dopo giorno egli sceglieva di vivere nelle vie del Signore, nei Suoi pensieri e nei Suoi sentimenti. Egli si chiedeva sempre: È questa la volontà del Signore? La sua era una crescita costante, perché era in comunione sia con il Padre, sia con il Figlio. Il suo esempio testimonia un’autentica santificazione. (RH, April 28, 18917ACB 270.2

    Conoscere Cristo attraverso lo studio della Parola — (2 Corinzi 3:18)7ACB 270.3

    E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito.7ACB 270.4

    Vedere Cristo significa studiare la Sua vita per mezzo della Parola.7ACB 270.5

    Dobbiamo ricercare costantemente la Verità come si cerca un tesoro nascosto. Dobbiamo fissare il Suo sguardo. Quando lo accettiamo come nostro personale Salvatore, avremo coraggio per affrontare il trono della grazia. Contemplando Gesù diventiamo migliori e moralmente assomigliamo a Colui che è perfetto. Dobbiamo amare l’immagine di Cristo e afferrare il Suo intero essere. (MS 148, 1897)7ACB 271.1

    Cercando di diventare cristiano7ACB 271.2

    Contemplando Cristo con lo scopo di diventare come Lui, il ricercatore della Verità vede la perfezione dei principi della legge di Dio e, alla luce di questa legge egli diventa insoddisfatto della propria imperfezione. Nascondendo la propria vita in quella di Gesù, egli può vedere la santità della Sua legge e del Suo carattere, e così, farà di tutto per diventare come Lui. Una caduta può essere prevista in ogni momento, e il tentatore si accorge che sta perdendo una delle sue vittime, ma la battaglia deve essere combattuta con gli stessi attributi di cui Satana si serve per il proprio tornaconto. L’agente umano deve fare i conti con un potere che contrasta le sue idee nel raggiungere la perfezione di Cristo; e attraverso Lui, potenza salvifica, egli avrà la vittoria. Il Salvatore, ascolterà le sue suppliche e quindi verrà in suo aiuto. (MS 89, 1903)7ACB 271.3

    Creare un’atmosfera “morale”7ACB 271.4

    Quando Cristo è amato più dell’io, la bella immagine del Salvatore viene riflessa nel credente. Finché l’io non viene posato sull’altare del sacrificio, Cristo non si rifletterà nel carattere. Solo quando l’Io viene sepolto, allora Cristo può occupare il trono del cuore, solo allora saranno rivelati i principi morali e gli stessi circonderanno l’anima. (Letter 108, 1899)7ACB 271.5

    Le peculiarità dell’uomo saranno scomparse7ACB 271.6

    Se allo Spirito Santo viene impedito di toccare il cuore e la mente degli uomini, si suppone, che essi siano convinti di capire meglio come formare il proprio carattere. Gli uomini pensano di essere in grado di formare il carattere secondo i propri modelli; affinché il carattere sia formato a Sua immagine, vi è un solo modello da seguire, ciò quello di Cristo.7ACB 271.7

    Coloro che volgono lo sguardo al Salvatore, sono cambiati di gloria in una gloria maggiore. Quando gli uomini si sottometteranno alla volontà di Cristo, parteciperanno alla natura divina, di conseguenza i loro sbagli e peculiarità scompariranno. Invece, se essi decidono di mantenere le proprie peculiarità e gli sgradevoli tratti del carattere, diventeranno schiavi di Satana. Essi useranno i loro talenti per scopi egoistici dando un esempio poco cristiano e nello stesso tempo saranno biasimo per la causa di Dio. (NIS 102, 1903).7ACB 272.1

    Vicini ad un modello perfetto — (Cantico dei Cantici 5:10,16; Ebrei 12:2)7ACB 272.2

    Avendo conosciuto la vita del Redentore, è più facile scoprire i propri difetti. Con Cristo è possibile cambiare in meglio. Studiando la Parola viene il desiderio di diventare come Lui, il nostro perfetto Modello. Egli (l’uomo) cattura gli sguardi e lo spirito del suo amato Maestro. Nel contemplare Cristo, l’autore e perfezionatore della nostra fede, l’uomo diviene migliore, simile alla Sua immagine. Per imitare Gesù, non bisogna distogliere lo sguardo da Lui, ma è necessario soffermarsi sulla Sua vita perfetta e quindi cercare di affinare la propria personalità attraverso la fede e l’amore, e di perseverare nell’avvicinarsi al modello perfetto. Avendo conoscenza di Cristo, delle Sue parole, delle Sue abitudini e del Suo modo di istruire, prendiamo in prestito le virtù del Suo carattere, che ammiriamo e studiamo, perché è impregnato di Spirito. Gesù diventa per noi ‘riconoscibile in mezzo a diecimila’, Un incanto. (RH, March 15, 1887)7ACB 272.3

    Cristo vuole riflettere la Sua immagine sull’anima7ACB 272.4

    Quando un’anima ha una profonda relazione con il grande autore della Luce e della Verità, essa rivela la sua condizione davanti a Dio. A quel punto l’IO si estingue, l’orgoglio sarà vinto e l’immagine di Cristo si rifletterà nel profondo dell’anima. (MS 1a, 1890)7ACB 272.5

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