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Supplemento Al Commentario Biblico Di (Ellen G. White) Volumi Da 1a7 Nuovo Testamento - Contents
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    Capitolo 20:16,17

    Contratto ratificato — (cap. 17:24; Isaia 13:12; Matteo 28:18; Ebrei 1:6; Giovanni 20: 16,17)7ACB 159.5

    Gesù si rifiutò di ricevere omaggi dai Suoi seguaci, fino a che il Suo sacrificio non fosse accettato dal Padre, fino a quando non si fosse assicurato che la Sua espiazione per i peccati del mondo era sufficiente, e che attraverso il Suo sangue il Suo popolo potesse ottenere la vita eterna. Subito dopo Egli ascese al cielo e si presentò davanti al trono di Dio mostrando i segni della vergogna e della crudeltà sulla sua fronte sulle mani e sui piedi. Tuttavia Gesù rifiutò la corona della gloria e la veste regale oltre all’adorazione degli angeli, (come aveva rifiutato l’omaggio di Maria), fino a quando il Padre non accettò l’offerta del Figlio. Inoltre, Gesù aveva una richiesta da fare relativa ai Suoi eletti sulla terra. Egli voleva avere la certezza su cosa i Suoi redenti dovrebbero sostenere davanti il Padre una volta in cielo. La chiesa doveva essere giustificata ed accettata prima che Egli potesse accettare gli onori celesti. Egli aveva dichiarato di voler condividere la Sua gloria con il Suo popolo e con la Sua chiesa. Coloro che hanno sofferto con Lui sulla terra dovrebbero regnare con Lui nel regno. Cristo pregò nel modo più esplicito per la Sua chiesa, sottolineando il Suo interesse verso di lei, sostenendo con amore e costanza i diritti acquisiti per mezzo di Lui.7ACB 159.6

    La risposta di Dio a quell’appello fu proclamata: Tutti gli angeli di Dio ti adorino. Così ogni angelo ubbidisce al comando regale, esclamando: Degno è l’Agnello che è stato immolato, e che rivive come un conquistatore vittorioso. Miriadi di angeli si prostrarono dinanzi al Redentore. La richiesta di Cristo era stata esaudita, la chiesa era stata giustificata per mezzo di Lui. A questo punto il Padre accettava il sacrificio di Suo Figlio e si riconciliava con gli uomini pentiti e ubbidienti e concedeva la Sua grazia per i meriti di Cristo.7ACB 160.1

    Cristo aveva detto: Renderò gli uomini più rari dell’oro fino, più rari dell’oro d’Ofir. (Isaia 13: 12) Tutto il potere in cielo e sulla terra era stato restituito al Principe della vita. Egli nemmeno per un momento ha dimenticato i Suoi poveri discepoli rimasti in un mondo di peccato e si prepara a ritornare per impartire loro la Sua presenza e gloria. Ecco cosa ha fatto il Redentore del genere umano con il Suo sacrificio: ha collegato la terra con il cielo, l’uomo finito con l’infinito Dio. (3SP 202, 203)7ACB 160.2

    l7 — I seguaci di Cristi attendono nelle loro tombe — (Giovanni 10:18)7ACB 160.3

    Gesù disse a Maria: Non mi toccare, perché non sono ancora salito dal Padre. Quando Gesù chiuse gli occhi spirando sulla croce, Egli non è andato subito nel cielo come molti credono, o per quanto queste parole Io non7ACB 160.4

    sono ancora salito dal Padre possono essere vere. Lo spirito di Cristo dormiva nella tomba insieme al Suo corpo, e non ascese verso il cielo per guardare dall’alto i discepoli mentre imbalsamavano il suo corpo. Tutto ciò che comprende la vita e l’intelligenza di Gesù è rimasto con il Suo corpo nel sepolcro, e quando uscì, si presentò come un essere, in carne e ossa, perciò non aveva bisogno di evocare il Suo Spirito dal cielo. Egli aveva il potere di dare la Sua vita e di riprendersela di nuovo. (3SP 203, 204)7ACB 161.1

    21, 22 — Un’anticipazione di Pentecoste7ACB 161.2

    L’atto di effusione dello Spirito Santo sui discepoli, impartendo loro la Sua pace, erano poche gocce prima del giorno di Pentecoste. Lo Spirito Santo ha impartito ai discepoli il modo in cui avrebbero dovuto procedere nell’opera. Innanzitutto, dovevano comprendere la natura di tale lavoro e il modo in cui il regno di Cristo doveva essere istituito sulla terra. Essi erano stati nominati testimoni del Salvatore; dovevano testimoniare ciò che avevano visto e udito riguardo alla Sua risurrezione; dovevano ripetere le parole di grazia da Lui pronunciate. Essi erano a conoscenza del Suo carattere sacro; Egli era come un angelo davanti al sole, senza lasciare la minima ombra. I discepoli dovevano testimoniare agli uomini il carattere senza macchia di Cristo, che era anche lo standard della loro vita. Essi erano intimamente uniti a quel modello di santità, per cui, in qualche modo assomigliavano al Suo carattere, e in più erano stati dotati di speciali mezzi per far conoscere al mondo i Suoi precetti attraverso il Suo esempio. (1SP 243,244)7ACB 161.3

    23 — L’uomo non può rimuovere la macchia del peccato - (Matteo 16:18, 19, 18:18)7ACB 161.4

    Cristo non ha dato ai Suoi discepoli il diritto ecclesiastico di perdonare i peccati, né di vendere indulgenze, perché gli uomini possano continuare a peccare senza incorrere nella disapprovazione di Dio, né Dio ha dato la libertà ai Suoi servi di accettare dei regali o tangenti per occultare i peccati e per sfuggire la meritata punizione. Gesù incaricò i Suoi discepoli di predicare la remissione dei peccati a tutte le genti nel Suo nome, ma essi stessi non erano autorizzati a rimuovere alcun peccato dai figli di Adamo.7ACB 161.5

    Chiunque volesse attirare le persone a sé, come Colui che è investito del potere di perdonare i peccati, incorre nell’ira di Dio. (3SP 245, 246)7ACB 162.1

    24-29 - La tenerezza di Gesù convince Tommaso7ACB 162.2

    Il comportamento di Gesù nei confronti di Tommaso, fu una lezione per i Suoi seguaci per quanto riguarda il modo in cui essi7ACB 162.3

    avrebbero dovuto trattare coloro che avessero avuto dubbi sulla Verità, e che facessero di tali dubbi i loro principi. Egli non oppresse Tommaso con parole di rimprovero, né entrò in polemica con lui ma, con dignità e tenerezza si rivelò a lui. La posizione di Tommaso dettava la sua irragionevole condizione di fede; ma Gesù, col Suo amore, ruppe tutte le barriere che l’apostolo aveva sollevato. La persistente controversia raramente indebolisce l’incredulità, ma piuttosto la difesa personale cerca supporto nelle scuse. Gesù si rivela come Salvatore attraverso l’amore e la misericordia, portando sulle labbra di chi non lo vuole riconoscere le parole di Tommaso: Mio Signore e mio Dio. (3SP 222)7ACB 162.4

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