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Supplemento Al Commentario Biblico Di (Ellen G. White) Volumi Da 1a7 Nuovo Testamento - Contents
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    Capitolo 9:1,2

    La nuova fede si espande a Damasco7ACB 179.2

    A Damasco, la nuova fede sembrava aver acquisito il terreno con grande energia. Il lavoro della sua soppressione doveva avere inizio proprio lì e Saulo era stato scelto per quel compito. (YI, Nov.15, 1900)7ACB 179.3

    Saulo deluso e ingannato — (cap. 22:4; 26:11)7ACB 179.4

    Saulo, fedele ad una religione errata, con molta energia e zelo perseguitò i santi di Dio, confinandoli nelle prigioni e condannandoli a morte. Anche se non li uccideva di propria mano, le sue decisioni erano pronunciate con zelo. Egli aveva preparato la strada per condurre i credenti del Vangelo nelle mani di coloro che uccidevano i cristiani dietro suo comando. In riferimento al suo zelo, lo stesso Paolo si esprimeva: Io ero infuriato oltremodo contro di loro, li perseguitai fino nelle città straniere. Eppure, tuttora spirante minaccia e strage contro i discepoli del Signore, Paolo non si rivolgeva alla classe degli ignoranti, ma agli uomini con più alti incarichi, agli uomini che avevano avuto un ruolo nel mettere a morte Cristo, agli uomini che possedevano lo spirito e il sentimento di Caiafa e dei suoi compagni.7ACB 179.5

    Quegli uomini di alto rango, pensava Saulo, se avessero avuto la giusta determinazione, avrebbero potuto mettere in pericolo quel piccolo gruppo di fanatici. Così Saulo si recò dal sommo sacerdote e gli chiese delle lettere per le sinagoghe di Damasco, affinché se ne trovasse di quelli che seguivano la nuova via, uomini e donne, li potesse menare legati in Gerusalemme. Cristo permise questo e molti credenti a causa di Saulo persero la vita.7ACB 179.6

    Paolo credeva onestamente di perseguitare i deboli, gli ignoranti fanatici di una nuova setta. Egli non si rendeva conto che lui stesso era stato ingannato e di aver servito per ignoranza il principe delle tenebre. (NIS 142, 1897)7ACB 179.7

    1-4 — L’incredulità non scusabile dell’onesto Saulo — (cap. 26:9; 1 Corinzi 15:9)7ACB 180.1

    La mente che resiste alla Verità, vede tutto con una luce perversa. Essa è intrappolata negli oscuri lacci del nemico e quindi vede le cose alla luce del nemico. Saulo era un palese esempio di questo. Egli non aveva alcun diritto morale di essere un non credente, invece, aveva scelto le opinioni degli uomini, piuttosto che i consigli di Dio. Conosceva le profezie riguardo al Messia, ma aveva preferito gli insegnamenti degli uomini. Nonostante la sua conoscenza, Saulo non conosceva né Dio né Gesù Cristo. Poi nel ripetere la sua esperienza, aveva dichiarato di dover fare molte cose contro il nome di Gesù. Saulo, nella sua incredulità era un uomo onesto. Egli non era pretenzioso; e quindi fu intrappolato da Gesù nella sua carriera, che gli mostrò da quale parte stava operando. Infine, il persecutore accettò le parole di Cristo e si convertì dall’infedeltà alla fede di Gesù.7ACB 180.2

    Saulo non trattò con indifferenza l’incredulità che l’aveva portato a seguire Satana e che aveva provocato tanta sofferenza e la morte di beni preziosi sulla terra, ossia coloro di cui il mondo non era degno. Egli non pretendeva che il suo errore di giudizio fosse scusabile. Molto tempo dopo la sua conversione, parlando di sé stesso diceva: Io sono il minimo degli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Egli non cercava scuse per la sua crudeltà nei confronti dei credenti. (MS 9, 1898).7ACB 180.3

    3 -6 - Vedi commento di EGW al cap. 1 Corinzi 2:1-57ACB 180.4

    3 -9 — Accecato per vedere meglio7ACB 180.5

    Quale umiliazione era per Paolo sapere di aver usato tutti i suoi poteri contro la Verità; egli si rendeva conto che credendo di servire Dio, stava perseguitando Cristo. Quando il Salvatore si rivelò a Paolo in mezzo ad una luce folgorante della gloria di Dio, si sentì terrorizzato. La potenza della gloria di Cristo avrebbe potuto distruggerlo. Invece Paolo diventò un prigioniero di speranza, accecato dalla gloria di Colui che aveva bestemmiato, ma quella cecità aveva lo scopo di dargli la vista spirituale, che l’avrebbe risvegliato dal torpore che aveva smorzato le sue percezioni. A quel punto la sua coscienza si risvegliò, e da quel momento in poi avrebbe potuto lavorare con nuove energie. La Luce che brillava su di lui per mezzo dei messaggeri di Dio, condannò la sua anima e Paolo sentì un amaro rimorso. Non si riteneva più un uomo giusto, anzi, si auto condannò nello spirito e nei fatti. Si vide peccatore, completamente perso, senza il Salvatore che aveva perseguitato. Durante i giorni e le notti della sua cecità, ebbe il tempo per la riflessione, ed infine si gettò impotente in ginocchio davanti a Cristo, l’unico che poteva perdonarlo e rivestirlo con giustizia. (MS 23, 1899)7ACB 180.6

    6 — E’ necessaria una cooperazione divina e umana7ACB 181.1

    Il Signore include la cooperazione umana nella Sua opera. Non vi è uomo che non collabori con ubbidienza alla luce divina. Se Saulo avesse detto: Signore, io non sono incline a seguire le indicazioni riguardo alla mia salvezza, anche se il Signore avesse riflesso la Sua luce dieci volte più forte su Saulo, tutto sarebbe stato inutile. Nonostante sia difficile per l’uomo inclinarsi alla volontà di Dio, tuttavia, egli deve cooperare con il divino. Il carattere di una persona determina la natura della sua volontà nell’agire. Lavorare con il Signore, non è in linea con il sentimento e l’inclinazione dell’uomo. Dobbiamo comunque ubbidire e seguire la volontà dello Santo Spirito. (Letter 135, 1898).7ACB 181.2

    8,9 — I segni del Signor Gesù — (2 Corinzi 12:7-9; Galati 6:17)7ACB 181.3

    Paolo portò i segni della gloria di Cristo nel corpo e i suoi occhi furono accecati dalla luce celeste. (LP 34).7ACB 181.4

    18, 19 — Il battesimo di Paolo7ACB 181.5

    Paolo fu battezzato da Anania nel fiume di Damasco. Poi, una volta riprese le forze, cominciò a predicare Gesù ai credenti della città, gli stessi che poco prima aveva fatto accompagnare a Gerusalemme con lo scopo di distruggerli. (LP 32).7ACB 181.6

    25-27 — Incontro di due grandi personaggi — Galati 1:17,187ACB 181.7

    Le porte della città erano state vigilate giorno e notte per impedire la fuga di Paolo. La grande ansia dei discepoli li condusse alla preghiera e nonostante la loro stanchezza, fecero il possibile per facilitare la sua fuga. Una volta concepito il piano, l’apostolo venne calato dalla finestra in una cesta e riuscì a lasciare Damasco. Si diresse quindi verso Gerusalemme sperando di conoscere gli altri apostoli, in particolare Pietro, che soggiornava lì. Si sentiva molto ansioso al pensiero di incontrare i pescatori galilei che avevano vissuto, pregato e conversato con Gesù. Tentò di unirsi ai suoi fratelli — i discepoli — ma grande fu la delusione quando scoperse che essi non volevano riceverlo e accettarlo come uno di loro. Si ricordavano delle persecuzioni avvenute per suo comando e sospettavano della sua sincerità. Credevano che volesse ingannarli e distruggerli. È vero che avevano sentito della sua conversione miracolosa, ma poiché Paolo subito dopo si era ritirato in Arabia, gli apostoli non avevano più sentito parlare di lui e quindi non potevano credere al suo grande cambiamento.7ACB 182.1

    Barnaba, che aveva generosamente contribuito con i propri mezzi a sostenere la causa di Cristo per venire in aiuto ai bisognosi, conobbe Paolo nel periodo in cui questi perseguitò i credenti. Ecco Barnaba si fece avanti per rinnovare la conoscenza di Paolo e per ascoltare la storia della sua miracolosa conversione. Udita tutta l’esperienza, gli credette e l’accettò; lo prese per mano e lo condusse alla presenza degli apostoli. Raccontò loro la visione di Paolo di come Gesù gli era apparso personalmente mentre si stava recando a Damasco, che gli aveva parlato e come Paolo aveva recuperato la vista in risposta alle preghiere di Anania ed infine come aveva predicato nella sinagoga presentando Gesù come il Figlio di Dio.7ACB 182.2

    Dopo aver udito tutte le esperienze di Paolo, non ebbero più dubbi. Pietro e Giacomo, che a quel tempo erano gli unici discepoli a Gerusalemme, strinsero la mano del più feroce persecutore della loro fede. Così Paolo cominciò a sentirsi amato e rispettato. Qui, si conobbero due dei più grandi personaggi della nuova fede; Pietro — uno dei compagni più vicini a Cristo mentre era sulla terra, e Paolo, un fariseo, che dopo l’ascensione di Gesù, l’aveva incontrato faccia a faccia, aveva parlato con Lui, l’aveva visto in visione e che aveva conosciuto la natura del Suo lavoro in cielo. (LP 34-36)7ACB 182.3

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